5 Maggio “Giornata Mondiale dell’Igiene delle Mani”

  • Maggio 6, 2025

 Il 5 maggio si celebra in tutto il mondo la Giornata Mondiale dell’Igiene delle Mani, promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che sostiene la campagna “Salva vite: igienizza le mani” (Save lives: clean your hands).

Quest’anno l’OMS celebra i 17 anni della campagna globale sull’igiene delle mani con lo slogan “Guanti, a volte. Igiene delle mani, sempre” (It might be gloves, it’s always hand hygiene) è anche l’adozione del Piano d’azione globale 2024-2030 sull’IPC (prevenzione e controllo delle infezioni).

La data scelta è il 5 Maggio, in quanto:

  • 5 sono le dita di una mano: le mani del personale sanitario sono il veicolo più frequentemente implicato nella trasmissione di patogeni in ambito assistenziale.
  • 5 sono i momenti per l’igiene delle mani: essa è la misura più efficace per ridurre le Infezioni Correlate all’Assistenza sanitaria, e trova 5 momenti (o indicazioni) per quando praticarla.

Come lavare le mani?

L’importanza di questo semplice gesto è essenziale, ma non banale e serve per la prevenzione delle infezioni trasmissibili. Va sempre effettuato al momento giusto e con i gesti corretti.

Il lavaggio delle mani ha lo scopo di garantire un’adeguata pulizia e igiene delle stesse mani attraverso un’azione meccanica. Per l’igiene delle mani è sufficiente il comune sapone, frizionando il palmo e il dorso per almeno 40-60 secondi. In assenza di acqua e sapone si può ricorrere ai cosiddetti igienizzanti per le mani a base alcolica.

L’importanza dell’igiene delle mani: chi lo ha scoperto e affermato

Fu un medico ungherese di Budapest, Ignác Fülöp Semmelweis (1818 – 1865).

Negli anni ’40 dell’Ottocento, le madri in Europa morivano spesso di febbre puerperale dopo il parto. Anche nelle migliori strutture mediche, le donne si ammalavano poco dopo il parto e morivano. Semmelweis si mise quindi alla ricerca della causa del fenomeno e ha riconosciuto che il tasso di mortalità era molto più basso nei reparti in cui i pazienti erano assistiti da suore spirituali e studenti di ostetricia rispetto ai reparti in cui lavoravano medici e studenti, che eseguivano anche le autopsie.

Semmelweis ipotizzò che piccole particelle di cadavere venissero trasferite dalle mani dei medici e degli studenti alle donne partorendo. A differenza di oggi, i medici non dovevano disinfettarsi le mani prima degli esami e delle procedure. Molti degli agenti patogeni con cui entravano in contatto durante l’autopsia venivano quindi portati con le mani nel reparto travaglio.

La conoscenza dei microrganismi non era ancora scoperta (l’influente lavoro di Louis Pasteur e Joseph Lister era ancora lontano qualche decennio), motivo per cui Semmelweis non riteneva i “germi” responsabili della malattia, ma la materia organica in decomposizione. I medici infettavano le donne con le particelle e queste morivano di febbre puerperale.

Sulla base di queste osservazioni Semmelweis, in accordo con la Direzione Sanitaria, iniziò uno studio col quale impose ai medici e agli studenti di lavarsi le mani con ipoclorito di calcio dopo aver eseguito le dissezioni anatomiche e comunque sempre prima di assistere una partoriente. Dopo che il personale ha iniziato a pulire le mani e gli strumenti, il tasso di mortalità nel reparto maternità dei medici è diminuito rapidamente.

Nella primavera del 1850, Semmelweis tenne una conferenza alla prestigiosa Società dei Medici di Vienna in cui esaltò le virtù di tale disinfezione. Ma la sua teoria contraddiceva le opinioni dell’epoca e incontrò l’indignazione e il rifiuto di altri medici. Gli storici sospettano che una delle ragioni di questa resistenza possa essere il fatto che la teoria rendeva i medici responsabili della morte dei loro pazienti. Sebbene la mortalità materna nel reparto maternità fosse diminuita drasticamente, l’Ospedale Generale di Vienna annullò le norme sulla disinfezione obbligatoria delle mani.

Semmelweis pubblicò articoli sul lavaggio e la disinfezione delle mani nel 1858 e nel 1860 e persino un intero libro l’anno successivo, ma le sue teorie passarono in gran parte inosservate. Molti medici con le proprie ipotesi sulle cause della febbre puerperale dichiararono il suo libro inutile.

Più di un secolo dopo che le teorie di Semmelweis furono ridicolizzate, l’Università di Medicina di Budapest si è ufficialmente ribattezzata Università Semmelweis in onore dei suoi instancabili sforzi per migliorare la salute dei suoi pazienti attraverso l’igiene.

ICA – Infezioni correlati all’assistenza

Le infezioni nosocomiali (od «ospedaliere») – tecnicamente dette I.C.A.: infezioni correlate all’assistenza (sanitaria) – rappresentano uno fra i principali problemi dei sistemi di salute pubblica.

In Europa, ogni anno si verificano circa 3,2 milioni di casi di infezioni correlate all’assistenza (ICA), con un impatto di 16 milioni di giornate aggiuntive di degenza, 37.000 decessi diretti e 110.000 decessi con l’infezione come concausa.

Nel 2022-2023 in Italia circa 430 mila persone ricoverate hanno contratto un’infezione ospedaliera (8,2%), un dato superiore alla media Ue (6,5%). Ogni anno in Italia muoiono circa 11’000 persone per infezioni ospedaliere da antibiotico-resistenza. Entro il 2050 saranno circa 450mila le persone che moriranno e il fenomeno avrà un costo associato di 12 miliardi di euro.

Le infezioni correlate all’assistenza sanitaria non sono solo un problema statistico o un costo per il sistema sanitario. Dietro le fredde cifre si nascondono drammi umani, storie di sofferenza e lotte contro avversità inattese. Il percorso di recupero, segnato da dolore e disagio, diventa inaspettatamente lungo e difficile.

Quale sono le infezioni associate alla cura?

Al primo posto troviamo le infezioni del tratto respiratorio, che rappresentano poco meno di un terzo del totale. Seguono quelle del tratto urinario (il 19,2%), le infezioni del sito chirurgico (il 16,1%), quelle del flusso sanguigno (il 11,9% del totale) e le infezioni gastrointestinali (il 9,5%).

I patogeni più frequentemente isolati nel 2024 in Italia sono:

  • Escherichia coli (12,7%): causa infezioni delle vie urinarie, batteriemie e infezioni gastroenteriche; è in Italia tra le specie batteriche più resistenti agli antibiotici.
  • Klebsiella pneumoniae (11,7%): può provocare polmonite batterica, sebbene sia più comunemente coinvolta in infezioni acquisite in ospedale nel tratto urinario e in ferite
  • Enterococcus (10,0%): causa infezioni del tratto urinario, batteriemia, endocarditi batteriche, diverticoliti, e meningiti.
  • SARS-CoV-2 (9,5%): Covid
  • Staphylococcus aureus (9,0%): è il più pericoloso tra tutti i numerosi e comuni batteri appartenenti al genere degli stafilococchi; può causare polmonite
  • Clostridioides difficile (8%): la causa più comune è la colite pseudomembranosa, tipicamente dopo terapia antibiotica.
  • Pseudomonas aeruginosa (7,9%): Provoca comunemente polmonite associata all’assistenza sanitaria (inclusa quella associata alla ventilazione meccanica), infezioni del sangue e del tratto urinario.
  • Streptococcus pneumoniae (1.783. casi in 2023, record in Italia): può causare polmonite, la meningite e la sepsi, ma anche epiglottite, osteomielite, endocardite, artrite settica.
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